La riscossa di Giovanni Pina

Il noto pasticcere Giovanni Pina, ex presidente Ampi e membro dei Relais Desserts International, ha esportato il suo centenario brand ad Hong Kong, in partnership con uno storico marchio di caffè, facendosi portabandiera della pasticceria italiana
La riscossa di Giovanni Pina

Giovanni Pina ce l’ha fatta. L’ex presidente Ampi e membro dei Relais Desserts International, dopo anni difficili, segnati da vicende personali, è riuscito, grazie alla sua immensa forza d’animo, al suo coraggio e alla sua determinazione, ma anche alla sua autentica passione, a sbarcare su una piazza ricca e internazionale come quella di Hong Kong. Ed è solo l’inizio: l’intenzione del proprietario della Luxtek, Mister Tony Yim, è di aprire altri 10 negozi entro la fine dell’anno a marchio “Giovanni Pina” e “Caffè Milani”.

«Tutto è nato grazie al titolare di Caffè Milani, il quale mi ha chiesto se fossi disponibile a fornire i miei prodotti di pasticceria nei negozi a marchio Milani che aveva intenzione di aprire a Hong Kong. Dopo qualche tempo mi ha raggiunto a Trescore Balneario la delegazione di cinesi intenzionata ad investire. Sono tornati quattro volte, dopodiché è partita la vera e propria proposta da parte di Mister Tony. Sono andato anch’io da loro con un visto turistico e un contratto di consulenza. Mi hanno chiesto di concepire il mega laboratorio centrale al dodicesimo piano di un building interamente operativo. Ci sono cinque reparti produttivi più una plonge di lavaggio a ciclo continuo. Ho acquistato tutto, mobili, impianti, attrezzature e materie prime dall’Italia».

L’INTERVISTA

Qual è stato l’impatto del Covid su questo progetto?
Avremmo dovuto inaugurare per San Valentino 2020. I lavori sono ripartiti il 2 dicembre. Sono riuscito a ottenere la green card con un permesso di due anni per lavoro. Il 6 dicembre ero a Hong Kong. Il 22 dicembre, dopo la quarantena, ho rivoluzionato il laboratorio e abbiamo inaugurato il primo “Giovanni Pina” store all’interno del K11 Musea di Hong Kong. Si tratta di un enorme spazio retail progettato dalla società dell’imprenditore Adrian Cheng sul lungomare di Tsim Sha Tsui. Poi abbiamo inaugurato i due negozi a marchio Milani e i primi di gennaio un secondo negozio targato “Giovanni Pina” all’interno del Nina Mall, un altro grandissimo centro commerciale della metropoli. Oggi sono vice presidente operativo del brand Giovanni Pina.

Come è organizzato ora il tuo lavoro?
Lavoro sette giorni su sette per 15 ore al giorno, ma sto ottenendo soddisfazioni che vanno ben oltre qualsiasi più rosea aspettativa. Faccio il lavoro che mi piace in un laboratorio che ho sempre sognato. Vado fiero di proporre qui la nostra pasticceria di cui mi sento portabandiera. Coordino un team di un centinaio di persone. Ogni lunedì abbiamo un briefing dal quale emergono risultati, punti di forza, punti deboli, strategie e nuovi obiettivi.

Che differenze culturali ti hanno colpito di più e quali sono le diverse reazioni rispetto alla pandemia?
Differenze culturali abissali. Semplificando, il sistema lavoro vede sostanzialmente due fasce. La classe operaia che obbedisce con grande dedizione senza discutere e la classe dirigente, istruita, abituata a parlare più lingue e a prendere decisioni. Ma le due classi si rispettano profondamente, convinte che la direzione sia il bene comune. Qui gli affitti sono esorbitanti, ma la vita costa poco, tranne che sulla Island, il cuore pulsante di Hong Kong, dove volano prezzi da capogiro.

Parlaci della tua pasticceria…
Qui il livello di apprezzamento del tasso zuccherino è molto più basso rispetto all’Italia. Vanno forte le monoporzioni, i mignon o le sliced cake avvolte nell’acetato. Ho leggermente ribilanciato le ricette, ma la mia proposta è completamente italiana. Propongo sette tipi di monoporzioni all’italiana. Sachertorte, Lemon tarte, Saint-Honoré, Mimosa, Scacchiera, Mele e Tiramisù. Stiamo spopolando con la croissanteria e le mignon, in particolare con i miei cannoncini alla crema.

Un esempio dei numeri?
Facciamo circa 600 pezzi al giorno di Sachertorte all’italiana in formato monoporzione.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Sto aspettando che arrivino i pozzetti per il gelato e alcune attrezzature per partire con la pralineria. Non vedo l’ora di poter offrire le nostre meraviglie a questo pubblico così entusiasta per il made in Italy e il buongusto. Il latte qui ha prezzi inaccessibili, ho così deciso di sfoderare un’idea nata dalla collaborazione con la GTA di Bergamo. Volevo poter riprodurre, a migliaia di chilometri di distanza, lo stesso gelato che faccio nella mia pasticceria che, sottolineo, per me è una tradizione sacra. Ho quindi fatto liofilizzare le mie miscele con limoni originali di Amalfi o fragole fresche, creando una linea di semilavorati che mi consente di riprodurre il mio autentico gelato.

Se ti volti indietro cosa vedi? E guardando avanti?
Penso che tutto ciò che ho vissuto in passato sia servito a portarmi dove sono oggi. Qui ho inaugurato quattro negozi in 25 giorni! Ma qui tutto va alla velocità della luce e ha grandi proporzioni. L’intenzione di Mister Tony, quando avremo concluso la serie di aperture programmate, è puntare su Taiwan e infine sfondare in Cina. Un giorno, forse, chissà… considererò la proposta di trasferirmi qui per accompagnare la crescita di questa eccellente impresa.

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