Molino Paolo Mariani parte dalla valorizzazione delle varietà autoctone/originali di grano e dalla sperimentazione sul campo per produrre farine eccellenti dal punto di vista tecnico, ma soprattutto per vivere appieno il senso dell’economia circolare. Stiamo parlando di una realtà molitoria che fa capo a un imprenditore illuminato, alla quarta generazione, Danny Mariani, che 15 anni fa ha deciso d’investire in ricerca e impostare una produzione al servizio della filiera attiva, mettendo a punto sfarinati innovativi e originali. Il merito va anche al responsabile controllo qualità e R&D dell’azienda, Giuliano Pediconi, saggio e profondo conoscitore dell’arte bianca e della materia prima, che qui ha trovato terreno fertile per coltivare la sua immensa passione e tradurre in realtà il sogno di creare un modello vincente di filiera attiva, frutto di un forte investimento in sperimentazione sul grano e un lungo lavoro di studio in laboratorio.
LA FILIERA ATTIVA PER ENTRARE IN CONTATTO CON LA TERRA
La missione di Molino Paolo Mariani è di chiudere il cerchio sulla filiera attiva, ovvero coinvolgere e mettere in comunicazione tutti gli attori della filiera: agronomo, agricoltore, mugnaio, artigiano e consumatore. “La capacità di interagire tra uomo e territorio – spiega Giuliano Pediconi – ci mette in contatto con la nostra memoria profonda facendo sì che rinasca la nostra tradizione. Di conseguenza c’è un risvolto positivo sul fronte dell’economia circolare, sinonimo di risparmio economico, benessere ambientale e sociale”.
Dalla ricerca sul campo e dal dialogo con i contadini è nato un prodotto esclusivo: Manitaly, l’unica farina manitoba realizzata con grani marchigiani. “Si tratta – continua Pediconi – di un prodotto 100% made in Italy, nostro massimo orgoglio, che nessuno ha mai proposto, probabilmente per i costi legati alla ricerca. Possiamo dunque affermare con certezza che il nostro territorio tra mare e terra è l’ambiente ideale per la crescita delle migliori varietà di grano tenero, consacrando le Marche tra le regioni più vocate”.