Non essendoci una norma che la definisca, ‘latte sostenibile‘ è una dicitura dalle tante sfaccettature. Viene utilizzata per fare riferimento a diverse caratteristiche del latte. Come l’appartenere ad una filiera di produzione, trasformazione e confezionamento a basso impatto ambientale. O la provenienza da allevamenti in cui sia rispettato il benessere animale. O, ancora, il prezzo alla stalla regolato per garantire rapporti equi e trasparenti tra allevatori e aziende di trasformazione, nel rispetto dei diritti dei lavoratori.
IMPATTO AMBIENTALE
Contenere il consumo di acqua, incentivare l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, ridurre l’uso di plastica per il packaging. Inoltre puntare sul latte locale, da filiera corta, limitando le emissioni di gas inquinanti nell’ambiente generate dai trasporti. Ridurre l’impatto ambientale della filiera del latte significa agire su più fronti.
Nell’ambito del filone del latte da filiera corta, la Centrale del Latte d’Italia di Newlat Food si considera un’antesignana della sostenibilità. Si tratta di una realtà composta da molti marchi locali, quello appunto delle “Centrali del Latte,” nate con l’obiettivo di portare ai clienti il latte del territorio circostante.
SALUTE ANIMALE
Al concetto di sostenibilità, intesa come predisposizione di misure volte a stabilire un equilibrio nel rapporto tra uomo e natura, si lega anche il rispetto della salute psico-fisica degli animali.
In questo contesto, Granlatte, società cooperativa agricola della filiera Granarolo, ha iscritto tutti i suoi 633 allevamenti a Classyfarm, il sistema integrato di valutazione di benessere animale, bio-sicurezza dell’allevamento e utilizzo del farmaco voluto dal Ministero della Salute. Inoltre ha ha definito un proprio standard ampliando lo stesso Classyfarm con oltre 70 indicatori.
ETICA
Sostenibilità è anche stabilire rapporti equi e trasparenti tra aziende di trasformazione e allevatori. A partire dal prezzo del latte. Per questo Inalpi ha scelto di ampliare i temi sui cui si basa il suo protocollo di filiera – corta e controllata – a favore di una crescente attenzione, oltre che al benessere animale e all’impatto ambientale, al rispetto dei diritti dei lavoratori. Lo ha fatto regolando il prezzo del latte alla stalla, ora indicizzato sulla base di un algoritmo messo a punto nel 2010 con la Facoltà di Agraria dell’Università di Piacenza.
Può interessarti anche: “Pasticceria vegana: la nuova frontiera del dolce“