Cappello da chef bianco con cucchiai di legno su tavolo. Cucina professionale.

Nasce “La scuola d’impresa” di CAST Alimenti

Cappello da chef bianco con cucchiai di legno su tavolo. Cucina professionale.

“Senza concept non c’è ristorante” si è detto in un recente convegno della Federazione Italiana Pubblici Esercizi. E il fermento di nuove aperture ha un importante fil rouge: la proposta di nuovi format. Per rispondere a questa importante esigenza di innovazione, la scuola di cucina bresciana CAST Alimenti, nel 2014 ha introdotto un’interessante novità formativa: “La scuola di impresa”, strutturata come campus estivo, per chi progetta nuove attività ristorative o intende rilanciare la propria.

Il presupposto è semplice: format, gestione interna e comunicazione sono le chiavi per il successo di ogni nuova realtà ristorativa e attività artigianale. Occorrono solida organizzazione produttiva e capacità di comunicare, costruendo una propria storia e un proprio stile. «Fare più banco, più happy hour, più front office; cambiare gli orari di apertura e metterci creatività» spiega lo chef Nicola Michieletto, coordinatore del progetto insieme a Gabriele Bozio. «Ma le idee non bastano. Le idee hanno bisogno di un vestito tecnologico e di una mentalità nuova. La ristorazione è sempre più specializzata, e guidata da idee ben precise, che creano infinite variabili rispetto al modello classico o mediterraneo».

Il corso “La scuola d’impresa” si propone di offrire le basi e gli strumenti per aprire o rilanciare un’attività, costruire un format, trasformare la propria idea in progetto concreto. La prima edizione, strutturata in due settimane, si terrà in estate e avrà due declinazioni: “Non solo cucina” e “Non solo pasticceria”. Dal 21 luglio all’8 agosto lo chef Nicola Michieletto e il maestro Gabriele Bozio, affiancati da esperti di sicurezza alimentare e progettazione, guideranno i partecipanti nell’analisi dei modelli di format vincenti e nell’acquisizione di tutti gli strumenti utili a realizzare un nuovo “concept” di moderna impresa ristorativa o artigianale.

«Lo studio delle ricette è il primo passo, ma non basta» sottolinea Gabriele Bozio. «L’organizzazione dell’attività è alla base di tutto. La pasticceria sta cambiando: da attività improntata sul dolce e la vendita d’asporto diventa molto altro, si espande dalla colazione all’aperitivo e al catering».

Fondamentale da questo punto di vista, accanto alle competenze gestionali, di marketing e di comunicazione, ma anche di stile e di arredo, è l’incontro tra discipline e competenze un tempo settoriali: dal loro dialogo possono infatti nascere progetti e strategie nuove.

Ecco qualche dato dalla ricerca Jfc (di inizio 2013) “La ristorazione di qualità in Italia – tendenze, andamento e prospettive”: di fronte alla crisi il 58,3% dei ristoratori ha deciso di rinnovare il proprio modello di business. Tra le scelte di marketing più adottate, l’aumento delle promozioni e delle proposte di degustazione (24,7%), la promozione sul web (17,9%) e la riduzione dei giorni di chiusura (16,7%). Dai risultati emerge la tendenza degli chef a organizzare corsi di cucina e lo sviluppo di attività di catering. Importante è la crescita della clientela straniera. La ricerca si chiude evidenziando una serie di tendenze in atto: riduzione dei menù (offerte destrutturate e più semplici), ritorno alla concretezza, trasparenza e fidelizzazione, pranzi veloci e cene-evento, valo- rizzazione del territorio, crescita del biologico e dell’attenzione al benessere, controllo costi e migliore gestione del personale.

© Riproduzione riservata