Dal 25 ottobre al 2 novembre 2025, la città di Roma ospita PANE NOSTRO, un imponente rito collettivo di panificazione che coinvolge circa 1.000 persone. Il progetto è ideato dall’organizzazione no profit Terzo Paesaggio e si svolge in aree nevralgiche come il quartiere Montagnola, l’Appia Antica e il Cammino delle Sette Chiese. L’iniziativa non si limita all’aspetto gastronomico, ma offre un profondo momento di condivisione, inclusione e solidarietà.
Il rito: luoghi e significato di PANE NOSTRO
PANE NOSTRO si configura come uno dei progetti vincitori del bando Artes et Iubilaeum e si sviluppa lungo un percorso straordinario di Roma, includendo l’Appia Antica, la Basilica di San Sebastiano e le Catacombe di San Callisto. L’Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Massimiliano Smeriglio, dichiara che, “con questo progetto, si riconsegna alla comunità uno spazio di rigenerazione attraverso il rito antico e profondamente collettivo del fare il pane insieme”.
L’intera manifestazione è a ingresso libero. Il cuore operativo dell’evento è situato in Piazzale Caduti della Montagnola (Municipio VIII). Qui si trova il laboratorio-forno mobile denominato “pensare con il pane”. Questo container, attrezzato professionalmente secondo le regole di un’autentica bakery, è stato progettato da Terzo Paesaggio per la Scuola del Pane e dei Luoghi “Madre Project”. Il laboratorio viaggia per l’Italia per attivare culturalmente quartieri e paesi, utilizzando il pane come medium, e la sua prossima tappa è un viaggio sulla Strada Olimpica in occasione di Milano-Cortina 2026.
La postazione ha l’obiettivo di intercettare anche i Pellegrini che percorrono il Cammino delle Sette Chiese, offrendo, attraverso il gesto del dono e della condivisione, uno spunto tangibile di riflessione nello spirito giubilare di fratellanza tra popoli e persone.
I Maestri della panificazione e la ricetta collettiva
Dal 25 ottobre al 2 novembre, 15 fornai, sia romani che non, si avvicendano in una staffetta continua. Questi professionisti sposano la new wave del pane agricolo. Tra i nomi di rilievo troviamo il pioniere romano Gabriele Bonci, affiancato da colleghi di fuori città come Davide Longoni e Matteo Calzolari. Molti di loro sono riuniti sotto il simbolo PAU, Panificatori Agricoli Urbani.
I fornai non portano il loro pane abituale, ma si dedicano all’impasto e alla sfornatura di un’unica, nuova ricetta collettiva: il PANE NOSTRO. Questo pane viene condiviso con i passanti, portando con sé un messaggio di unità, fratellanza e solidarietà, richiamando il profondo significato della parola cum-panis (coloro con i quali si condivide il pane), scelta da San Francesco.
Inoltre, il 25 e 29 ottobre alla Montagnola e il 30 ottobre sull’Appia Antica (tra le Catacombe di San Callisto e la Basilica di San Sebastiano), si svolgono tre riti di panificazione collettiva che coinvolgono 100 persone per volta. I partecipanti impastano il loro primo PANE NOSTRO, che cuociono e gustano poi a casa in famiglia.
L’impatto sociale di “pensare con il pane”
Andrea Perini, co-fondatore di Terzo Paesaggio, afferma che “pensare con il pane”, come recita la scritta luminosa sul forno mobile, invita ad assumere un’attitudine profondamente Politica. Sul piano ambientale, parlare di pane significa affrontare temi come l’agroecologia, la provenienza dei semi e le pratiche agricole sostenibili.
A livello sociale, il pane evidenzia le disuguaglianze: mentre il “pane buono” rischia di diventare escludente, ampie fasce della popolazione consumano un pane di pessima qualità. È da questa consapevolezza che nasce l’urgenza di tornare a parlare di pane, facendolo insieme, dalla Via Appia sino alle piazze dei quartieri, perché parlare di pane significa elaborare l’idea di come si vuole vivere in futuro.
Coerentemente con questo spirito, il laboratorio-container sforna pane che viene donato alle persone in stato di fragilità. Ciò avviene grazie al coinvolgimento di una rete locale di organizzazioni del sociale, operanti nel circuito del Municipio VIII.
Il lascito e la sostenibilità del progetto
Oltre alle azioni performative, il progetto prevede un lascito concreto. A conclusione delle attività, si tiene la semina di un campo di grano di vecchie varietà di sementi. Questa iniziativa include anche una biblioteca del grano per le scuole e coinvolge attivamente 200 bambine e bambini. La semina si tiene presso l’azienda agricola Casale della Riserva Torlonia e Hortus Urbis.