
Una filiera, quella del grano, che va preservata, sostenuta e sviluppata attraverso un percorso di sostenibilità “per prodotti che interpretino lo stile di vita dei consumatori” con le testimonianze di Piero Gabrieli, Direttore Marketing Petra Molino Quaglia; Elisabetta Szabo della Panetteria Rio (Mantova); Carlo Massucci, socio di Ora Forneria (Bastia Umbra). Differenti realtà, stessi valori condivisi.
Percorsi sostenibili, uno sguardo alle realtà
L’evento ha raccolto le testimonianze di tre realtà: Petra Molino Quaglia, una grande azienda leader nella produzione di farine, e due realtà artigianali: Elisabetta della Rio di Mantova e Carlo Massucci di Oraforneria di Bastia Umbra. Il focus è stato su percorsi di sostenibilità, dalla grande scala alla dimensione locale, e sul recupero della cultura artigianale.
- Piero Gabrieli, responsabile marketing di Petra Molino Quaglia, ci racconti il vostro percorso di certificazione della sostenibilità? “Abbiamo intrapreso questo percorso per codificare i nostri comportamenti aziendali in una ‘mini enciclopedia’, collegandoli ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030. Per noi, la sostenibilità non è solo risparmio o rispetto per l’ambiente, ma un valore intrinseco. Abbiamo un team giovane, con un’età media di 30 anni, e crediamo che ogni decisione aziendale debba essere coerente con il futuro. La certificazione non si basa su pratiche imposte dall’esterno, ma sui nostri comportamenti. Abbiamo analizzato i rischi, misurato l’impatto ambientale e sociale, e costruito una relazione trasparente con la comunità”. (Pietro Gabrieli)
- Elisabetta, ci racconti come hai iniziato nel settore della panificazione? “Nel 2018 ho rilevato un forno storico a Mantova. Inizialmente seguivo il metodo tradizionale, ma sono diventata intollerante al pane. Questo mi ha spinto a studiare le farine e a collaborare con piccoli coltivatori locali. Ho scoperto la biodiversità e l’importanza di tornare artigiani: le farine non ‘performanti’ richiedono di reimparare a fare il pane. Abbiamo adattato il nostro forno rotativo e trasformato ogni difficoltà in opportunità. Per me il pane è convivialità, salute e legame con la comunità”. (Elisabetta della Rio)
- Carlo, come avete approcciato la sostenibilità nella vostra panetteria? “Due anni e mezzo fa ho aperto Oraforneria con i miei soci. Collaboriamo direttamente con il nostro fornitore di farine per promuovere coltivazioni responsabili. Cerchiamo di applicare la ‘circolarità del prodotto’: ad esempio, abbiamo creato una crostata di farro e birra utilizzando ogni parte delle materie prime. Una delle sfide più grandi è educare i clienti ad accettare prodotti artigianali, che non sono standardizzati. Ma vediamo sempre più interesse verso ciò che facciamo”. (Carlo Massucci)
- Elisabetta, quali azioni concrete avete messo in campo? “Abbiamo investito in agricoltura e collaborato con piccoli coltivatori, anche senza certificazione, basandoci sulla fiducia. Organizziamo eventi per mostrare ai clienti da dove provengono le nostre farine. È importante far capire la differenza tra una coltivazione convenzionale e una biodiversa. Abbiamo dovuto reimparare a fare il pane, adattandoci a farine non standard e a un forno rotativo. Ogni difficoltà si è trasformata in un’opportunità per crescere”. (Elisabetta della Rio)
- Carlo, che impatto ha il rapporto diretto con i fornitori? “Abbiamo instaurato un rapporto diretto con il nostro fornitore, supportando la coltivazione di grano responsabile. Organizziamo eventi sui campi per mostrare ai clienti da dove proviene la materia prima. La sostenibilità è un percorso continuo, che ci spinge a sperimentare e migliorare ogni giorno”. (Carlo Massucci)
In conclusione, le esperienze di Petra, Elisabetta e Carlo dimostrano che la sostenibilità è una rivoluzione culturale. È un ritorno alla terra, alla comunità e a uno stile di vita più autentico. Non è solo una scelta aziendale, ma un modo di lavorare e vivere che crea valore per tutti.