Paolo Brunelli, famigliarità nell’innovazione

Con Paolo Brunelli, pastry chef nella sua omonima gelateria di Senigallia, scopriamo gli ultimi trend del momento in fatto di gelato
Paolo Brunelli, famigliarità nell’innovazione

Non è stato un anno facile per Paolo Brunelli e la sua squadra: dopo l’alluvione che ha messo in ginocchio Senigallia nel 2022, la sua gelateria – completamente rinnovata – ha riaperto i battenti da poche settimane. La posizione è la stessa, in via Carducci, ma i locali sono stati ampliati e ripensati per esplicitare, anche grazie agli arredi, la filosofia che Brunelli applica al gelato. E non solo: ampio spazio viene dato a marmellate, succhi di frutta e a prodotti ‘presi in prestito’ dalla pasticceria per creare quella che lo stesso Brunelli definisce una ‘gelateria allargata’.

Ma rimarrà sempre il gelato a farla da padrone, con i gusti classici firmati Brunelli, anche se di classico c’è solo l’ispirazione: ogni proposta viene studiata nei dettagli e realizzata con le tecniche (e tecnologie) più moderne. Come il gusto ufficiale della riapertura, il gelato in bianco, un concetto ripreso dal passato di Brunelli, a cui viene data nuova vita, proprio come successo con il punto vendita. Il gusto è quello del fiordilatte, arricchito con il TeAmi, una vera e propria polverina magica che unisce le caratteristiche dell’umami con un leggero sentore di parmigiano reggiano. Un prodotto che comunque sa d latte, ma che viene arricchito e celebra la circolarità, grazie al riutilizzo delle croste di parmigiano. Una filosofia, quella del cerchio, che torna anche all’interno del nuovo negozio e in tutti gli elementi grafici e di concezione della proposta di gelateria e pasticceria, per andare a indicare una completezza e un’unione di intenti, che ha caratterizzato la squadra in questo anno difficile.

Anche il concetto di vegetale trova ampio spazio: “non mi piace chiamarlo vegano, perché dietro questa parola c’è molto di filosofico, mentre quello che noi stiamo cercando di fare è di lavorare sulla materia prima per evitare o sostituire il derivato animale, anche grazie ai macchinari più recenti, che permettono di facilitare processi prima molto lunghi e dispendiosi”, spiega Brunelli. Un’evoluzione che vede arrivare proprio in questo ultimo anno dopo il Covid, in cui il settore si era pressoché fermato e che ora sta riprendendo slancio per “riscoprire la tradizione con nuove accezioni e creare qualcosa che i clienti percepiscono come famigliare ma allo stesso tempo unico. Un po’ come sta succedendo con la pasta in bianco nel fine dining”, conclude il pastry chef.

Leggi l’articolo completo sull’ultimo numero di Dolcesalato↓

© Riproduzione riservata