Pane sempre più caro, 900 milioni di euro in più nel 2022

Allarme pane. Arriva da Eurostat la conferma: il prezzo del pane aumenta del 13,6% in un anno in Italia e del 18% in media in Europa. Dato impressionante perché al di sopra dell’inflazione media
Pane sempre più caro, 900 milioni di euro in più nel 2022

Dal grano al pane i prezzi aumentano più di dieci volte a causa dei rincari record di energia, mangimi e fertilizzanti. A rendere la situazione ancora più allarmante arriva la notizia che, a seguito del discorso di Putin alla Nazione, il prezzo del grano con consegna dicembre alla chiusura delle contrattazioni alla borsa merci di Chicago (Cbot) si è attestato a 9,03 dollari per bushel (27,2 chili), il valore più alto dall’11 luglio scorso.

Tornando agli aumenti di questi giorni secondo l’analisi Eurostat il costo del pane è cresciuto ad agosto mediamente nell’Unione del 18%. Il risultato è che, secondo Coldiretti, in Italia le famiglie spenderanno quest’anno oltre 900 milioni di euro in più rispetto al 2021. A titolo comparativo, Eurostat sottolinea che tra l’agosto del 2020 e del 2021 l’incremento medio nell’Ue era stato del 3%.

Gli aumenti maggiori, nel periodo in esame sono stati registrati in Ungheria (+66%) in Lituania (+33%), in Estonia e Slovacchia (+32%). I Paesi meno colpiti dal fenomeno sono stati invece la Francia (+8%), l’Olanda e il Lussemburgo (+10%).

ITALIA: MILANO LA PIÙ CARA

Un chilo di grano viene pagato oggi agli agricoltori intorno ai 36 centesimi e serve per produrre un chilo di pane che costa dai 3 ai 5 euro a seconda delle città.

L’incidenza del costo del grano sul prezzo del pane resta dunque marginale pari a circa il 10% in media. Lo dimostra anche la variabilità delle vendite al dettaglio mentre quelli del grano sono influenzati direttamente dalle quotazioni internazionali. Se a Milano una pagnotta da un chilo costa 4,46 euro, a Roma si viaggia sui 2,92 euro, a Bologna siamo a 4,91 euro, a mentre a Palermo costa in media 3,89 euro al chilo, a Napoli 2,16 euro, secondo i dati dell’Osservatorio prezzi di luglio del Ministero dello Sviluppo economico.

Peraltro, i prezzi al consumo non sono mai calati negli ultimi anni nonostante la forte variabilità delle quotazioni del grano, che per lungo tempo sono state al di sotto dei costi di produzione.

GUERRA E SPECULAZIONI

La guerra ha moltiplicato manovre speculative e pratiche sleali sui prodotti alimentari. Queste vanno dai tentativi di ridurre la qualità dei prodotti offerti sugli scaffali alle etichette ingannevoli fino al taglio dei compensi per gli agricoltori. Si aggrava così la situazione dipendenza dalle importazioni straniere che salgono, per il grano tenero, al 64%.

Occorre ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Serve anche investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità. Bisogna anche contrastare l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento di risposta ai cambiamenti climatici”.

© Riproduzione riservata