Nel mondo della food photography, il gelato è uno degli oggetti più sfidanti. Difficile da inquadrare in una forma precisa, sfuggevole, non è affatto facile renderlo in modo appetitoso, realistico e identitario. Pensiamo semplicemente a tempi di scatto molto veloci e concept visuali ben precisi. Per scattare le foto di un gelato servono competenze, strumenti e organizzazione. Ogni tanto si può scegliere se ricorrere a trucchi del mestiere. Per esempio sostituire il gelato vero con un prodotto simile ma più resistente, come un formaggio spalmabile. Negli ultimi anni però, è cresciuta sempre di più la tendenza a lavorare con la materia prima viva. Insomma: non è un piatto appoggiato su un tavolo, ma qualcosa di più complesso.
UN LAVORO COMPLESSO
Per capire meglio come si può rendere al massimo l’immagine visuale del prodotto gelato, abbiamo chiesto consiglio ad Andrea Straccini. Straccini è fotografo specializzato nel settore food & beverage, ma attivo anche in altri settori. “Fotografare il gelato è complesso perché è un prodotto fluido, morbido, non ben definito, difficile anche da poggiare, da contestualizzare. Anche un professionista può fare fatica. Serve inoltre una collaborazione stretta con il gelataio che deve creare una buona forma per la foto, che fa l’80% del risultato della foto. A questo si aggiunge chiaramente un lavoro importante di luci e il resto, quello che si può aggiustare, in post-produzione. Anche se il grosso viene fatto dal vivo”. Discorso cruciale sono i tempi di scatto, sempre molto veloci per chi lavora dal vivo.
COMUNICAZIONE E GELATERIA
A questa considerazione si aggiunge che il panorama delle gelaterie che hanno scelto di definire in modo specifico e professionale la propria immagine è molto limitato. “La comunicazione delle gelaterie è un po’ indietro. Sia sotto il profilo social, che brand, packaging e design. Il resto del mondo della ristorazione è cresciuto tantissimo, mentre qui c’è ancora molto da fare”. Impossibile dargli torto: basta pensare all’enorme divario tra gelateria e pasticceria. È una difficoltà imputabile al prodotto in sé? “Non credo. Il punto è che le gelaterie sono spesso piccole, lavorano in modo stagionale e ritengono di avere già una loro clientela. La comunicazione poi va gestita in modo continuativo, servono tanti contenuti e di tipi diversi che un lavoro solo estivo o rallentato in alcuni mesi non può assicurare. In parte potrebbe esserci anche uno standard qualitativo (se si parla di prodotto) che si riflette in uno standard comunicativo. La comunicazione entra in campo quando si vuole fare qualcosa di diverso che va raccontato”.
ALIKÈ
È il caso di Alikè, gruppo di gelaterie nate in Abruzzo su cui Andrea ha lavorato nella creazione di una campagna ADV di successo. “Loro sono partiti dall’idea di un gelato naturale che va comunicato localmente”. Per questo le foto erano destinate a rivestire un intero autobus. “Insieme a un art director abbiamo creato un set molto grafico. Era impossibile farlo direttamente in gelateria, quindi una parte (quella del prodotto) è stata realizzata in gelateria, una parte (quella delle coppette) è stata fatta in studio e poi abbiamo fotomontato le due tipologie. Non era possibile portare il set creato in gelateria ma nemmeno il gelato in studio”.
Accanto a questi tipi di lavoro più istituzionali ci sono poi scatti originali che vengono usati in comunicazione. “In passato ho realizzato degli scatti con il gelato sciolto, con degli sfondi e delle texture più pop. Si è trattato però di un lavoro creativo che si affiancava al lavoro istituzionale”.
NIKO ROMITO
Altro caso ancora, quello di un prodotto che si va a inserire in una linea guida di brand molto più ampia. È l’esempio della bomba con il gelato di Niko Romito. “È stato uno degli ultimi lavori” ha spiegato Andrea. “In quel caso è stato è necessario adeguarsi allo stile generale di Niko Romito, un concept visuale minimale e molto pulito. Con un’ulteriore difficoltà. Non solo c’era il gelato ma la bomba era calda. Abbiamo cercato di replicare la consistenza e la lucentezza del gelato, in particolare di un soft-ice come quello di Bomba che ha ancora una morbidezza maggiore. È stato scattato tutto dal vivo, con tempi molto veloci e la stretta collaborazione del gelataio che ha reso bene la morbidezza di quel tipo di gelato”.