Le bollette in Italia sono tra le più elevate di tutta Europa e questo rappresenta un pesante freno allo sviluppo della competitività delle nostre piccole, medie e grandi imprese. Secondo dati Eurostat, una PMI italiana paga ogni kw circa 18 centesimi: 6 centesimi di euro in più rispetto a quanto avviene in Germania e in Spagna, 7 centesimi in più della Gran Bretagna, 9 centesimi in più della Francia.
Neanche la liberalizzazione dei mercati di energia e gas è servita per calmierare la situazione, basti pensare che dal 1999 a oggi la tariffa elettrica è raddoppiata. Il mercato libero ha invece prodotto uno scenario di spietata concorrenza tra i distributori, mettendo le imprese in condizioni di dover monitorare costantemente le offerte, in funzione delle proprie necessità, per centrare quelle più vantaggiose dal punto di vista economico.
Perché prezzi così elevati? «Perché il prezzo dell’energia non è legato alla concorrenza, ma al prezzo del petrolio greggio, che negli ultimi 10 anni è quadruplicato fino a raggiungere 100 dollari a barile. Per abbassare i prezzi – spiega Davide Tabarelli di Nomisma Energia – occorre agire sui costi a monte di produzione di elettricità e di importazione del gas, agendo su innovazione e infrastrutture, oltre che riducendo le tassazioni».
Facendo un piccolo sondaggio tra i pasticcieri italiani abbiamo individuato che il consumo medio di una piccola pasticceria (ma anche gelateria o panificio) è di 5000 Kw al mese. Parliamo di un laboratorio di circa 50 mq con negozio annesso delle stesse dimensioni, dotato nel complesso delle suguenti attrezzature in laboratorio: 1 microonde, 4 conservatori negativi, 1 abbattitore, 1 forno elettrico, 1 temperatrice, 3 conservatori positivi, 1 impastatrice tuffante, 3 planetarie, 1 montapanna, 1 cuocicrema, 1 sfogliatrice, 1 raffinatrice, 1 mantecatore. E delle seguenti in negozio: 3 conservatori positivi, 2 vetrine positive, 1 banco gelato, 1 macchina caffè da 3 elementi, 2 macina caffè, 1 spemiagrumi, 1 macchina per caffè orzo/gingseng, 1 conservatore per cioccolato/pralineria, 2 bilance elettroniche, faretti per illuminazione.
Come regolarsi nella giungla delle offerte?
Grazie a una scelta adeguata al proprio profilo di consumo (tariffe con prezzo bloccato, indicizzate Aeeg, flat, monorarie, biorarie) sono possibili risparmi fino al 13,76% (da 44 euro a 100 euro l’anno in bolletta). Al contrario, una scelta sbagliata può pesare in bolletta fino a +14% rispetto a quanto si sarebbe pagato con il mercato tutelato. In generale risultano più convenienti le tariffe monorarie e biorarie a prezzo bloccato, ovvero quelle che fissano il prezzo dell’energia per un certo periodo di tempo. Il tutto dipende anche dalla ripartizione dei consumi: per le aziende che concentrano i propri consumi nelle fasce centrali della gionata, ovvero F1, la scelta migliore potrebbe essere quella delle tariffe a prezzo bloccato monorarie; differentemente chi consuma nelle fasce serali, catalogate come F2 ed F3, è avvantaggiato dalle tariffe biorarie. Le tariffe tutto compreso non risultano particolarmente convenienti, lo è invece il cambio di operatore, incentivato dalle compagnie elettriche con offerte e promozioni speciali, grazie al quale è possibile risparmiare fino a 1.200 euro in cinque anni.
Cambiare per risparmiare. Tre cose da sapere
1. Gli utenti possono decidere in qualsiasi momento di cambiare contratto o mantenere la fornitura alle condizioni fissate dall’Autorità, il cosiddetto servizio di maggior tutela, disponibile solo per le famiglie e le piccole imprese (se connesse in bassa tensione, con meno di 50 dipendenti e fatturato annuo non superiore a 10 milioni di euro).
2. Cambiare operatore di energia è semplice, oltre che conveniente: il passaggio è gratuito e tutte le pratiche vengono svolte del nuovo operatore. Inoltre, per i contratti stipulati a distanza, in caso di ripensamento l’utente ha 14 giorni di tempo per recedere dal contratto senza penalità e senza obbligo di motivazione.
3. Scegliere un nuovo contratto non comporta spese a meno che lo stesso cliente non abbia già cambiato fornitore nei dodici mesi precedenti: sono in questo caso il distributore addebiterà un contributo fisso di 27,00 al venditore prescelto il quale, a sua volta, potrà addebitarlo al cliente. Il contributo non è mai dovuto se il cliente intende tornare dal mercato libero al servizio di maggior tutela. Sul nuovo contratto è dovuta l’imposta di bollo (14,62 euro), in conformità alla normativa fiscale.