Carlo Petrini:la sua idea di cucina

Dopo aver assistito a Milano alla conferenza stampa di presentazione del libro “Terra Madre” di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food,alcune domande te le fai. Petrini ti obbliga a riflettere, dice quello che pensa, incurante delle reazioni che può suscitare. Dice: “Ognuno di noi è responsabile della distruzione delle risorse del pianeta. Occorre mangiare meno e meglio. Oggi si produce cibo per dodici miliardi di esseri viventi, anche se siamo sette miliardi, di cui un miliardo non mangia. Distruggiamo tonnellate di cibo, consumiamo troppa energia producendone poca e stiamo finendo l’acqua, la vera causa delle guerre di domani”. E aggiunge: “La maggior parte dei politici italiani, dimostrando scarsa capacità di leggere la realtà economica, è riuscita a trascurare l’artigianato alimentare. E’ l’abbandono di un patrimonio non solo culturale, ma anche di professionalità di altissimo profilo. Se si riuscisse a trasmettere ai giovani la maestria- propria di professioni di antichissima memoria, come il fornaio o l’affinatore di formaggi- si darà vita ad economie virtuose. La gastronomia è cultura, economia, niente a che vedere con improbabili ricette mandate in onda in televisione ad ogni ora!”. Porta dati a sostegno delle sue parole. Non è polemica per la polemica, non lasciatevi ingannare. Venerdì sera, presso la Eco Bookshop Valcucine, la sala era ai limiti della capienza. Il pubblico, giovane e attento, era alla ricerca di risposte “ragionate” ma espresse con il cuore. Petrini è il portavoce di un nuovo modo di intendere la cucina e il modo di vivere. Non fa spettacolo, anzi è critico nei confronti di chi ha reso la cucina uno show, “vera pornografia alimentare”. Sa che lui può rovesciare il tavolo, può essere chi porta il cambiamento, colui che, cogliendo gli aspetti di crisi, non si spaventa, ma anzi offre gli strumenti per vincerla. E’ l’uomo che invita a riflettere sul fatto che la cucina non può essere rinchiusa in una ricetta, spesso irreplicabile. Quello che ho colto nelle sue parole, mi piacerebbe che diventasse fonte di discussione per arrivare a un serio dibattito su che cosa significhi oggi essere cuoco, pasticciere, panificatore o gelatiere. Sui prossimi numeri di Dolcesalato pubblicheremo interviste, approfondimenti per stimolare la riflessione. Occorre accettare il confronto per fare crescere la professionalità in nome dello sviluppo del nostro Paese. Monica Viani

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