| Classe | 1993 |
| Titolare o contitolare? | Libero professionista |
| Esperienza nel settore | Oltre 10 anni |
| Web/social azienda | IG: @casabiancamattia |
| Segni particolari | Determinato, creativo e sognatore |
| Progetti futuri | Elevare la mia professionalità, coniugando l’eccellenza tecnica maturata nel campo della pasticceria con le competenze strategiche del Food&Beverage Management |
| Motto | “Il lievito madre sente l’amore che gli si trasmette prenditi il tempo che serve!”(lo dico ai miei lievitati e provo a ripeterlo a me stesso) |
C’è un filo che attraversa tutta la vita di Mattia Casabianca: è il profumo del lievito madre del forno di famiglia, a Senigallia. È lì che affondano le sue radici, in quella ritualità quotidiana che gli ha insegnato il valore del tempo, della cura, dell’attesa.
Dopo gli studi all’ALMA, Mattia decide di spingersi oltre confine, alla ricerca di un sapere che potesse completarlo. «Volevo provare l’ebrezza di essere cittadino del mondo», racconta. In Inghilterra ha l’onore di lavorare con Michel Roux, assimilando la purezza tecnica e l’eleganza della pasticceria francese. Poi la Spagna, dove entra in contatto con figure che segnano profondamente la sua visione: Paco Torreblanca, i fratelli Roca, maestri di precisione, sensibilità e avanguardia. «Da Torreblanca ho imparato un rigore tecnico che mi porto ancora dentro».
Il ritorno a casa, nel 2019, non è un passo indietro ma un approdo: Senigallia lo richiama con la forza delle cose essenziali. Diventa Executive Pastry Chef del Ristorante Uliassi, un luogo che per lui è “speciale, sul mare e nel cuore”. Qui incontra un’altra forma di maestria: quella di Mauro Uliassi. «Da lui ho imparato la sperimentazione continua, la ricerca del gusto perfetto e la capacità di convertire l’identità di un territorio in un piatto».
Nei lievitati Mattia ritrova il suo linguaggio più autentico. Il suo lavoro si muove costantemente tra tecnica e memoria, tra radici e slancio creativo. Nasce così il Panettone Marchigiano, un lievitato che non si limita a proporre un gusto nuovo, ma dichiara un’appartenenza: olive locali, amarene di Cantiano, un racconto territoriale che diventa struttura, aroma, identità. «Non è solo un lievitato: è una dichiarazione d’identità», afferma.
La sua visione professionale si costruisce su questa dualità: custodire la tradizione senza timore di reinventarla, dare voce a una terra attraverso forme contemporanee, lasciare che ogni impasto sia un ponte tra esperienza e futuro. «È su questa via, tra radicamento e innovazione, che voglio costruire il mio percorso».
Oggi Mattia è uno dei custodi più sensibili del dialogo tra alta pasticceria e lievitazione naturale: un interprete che porta con sé il mondo, ma che non ha mai smesso di ascoltare il profumo antico del forno di casa.