
Classe | 1983 |
Titolare o contitolare? | Si |
Esperienza nel settore | 14 anni |
Web/social azienda | IG: @lievicellule |
Segni particolari | Radicale nell’approccio, la sua ricerca approfondisce le origini del pane, tanto nel del grano quanto nei simboli e nei riti legati al femminile |
Progetti futuri | Dare impulso ad una rete territoriale tra Maremma e Tuscia sempre più strutturata di filiera e formazione sulla trasformazione dei grani tradizionali |
Motto | “Trovo che questo ritorno del pane nelle mani delle donne abbia un valore simbolico molto forte” |
Silvia è la titolare di Lievicellule, forno agricolo nato nel 2013. “Ho studiato design, e il primo incontro con il pane è avvenuto proprio in questo ambito perché, per la mia tesi in Disegno Industriale, avevo progettato proprio un mulino self service. Il tutto è nato dall’incontro con il Metodo Kousmine e quindi l’idea di consumare farine appena macinate. Dunque, sono arrivata al pane attraverso la consapevolezza della farina come prodotto fresco, vivo, da utilizzare e rispettare come tale”, ci racconta.
Dopo anni di lavoro nell’ambito della comunicazione legata all’agricoltura e alla sostenibilità, ha iniziato a conoscere agricoltori anche fuori dall’Italia e, in particolare, nel 2010 ha incontrato quello che definisce il suo maestro, Nicolas Supiot, contadino panificatore francese che le ha trasmesso la sua idea di pane che nasce dalla terra. “Così ho iniziato a seminare i grani nelle terre dei miei, che hanno un’azienda agricola, pochi appezzamenti che però soddisfano il mio fabbisogno di grano. La mia filosofia è sempre stata quella di utilizzare i grani antichi in purezza, prendendo esclusivamente quello che ogni anno il campo mi dà, ricercando mescole sempre migliori. Nel 2013 ho quindi aperto il forno in un’altra sede per poi trasferirlo sempre nel contesto dell’azienda di famiglia, cosa che mi permette di gestire in modo molto più soddisfacente lavoro e privato”.
Silvia ha creato anche una rete di collaborazioni al femminile sul territorio, “donne che magari hanno terreni che non rendono, alle quali fornisco la mia mescola o comunque compro da loro il grano, un prodotto che conosco benissimo, in un sistema virtuoso di reciproco sostegno. O ancora, assieme a Sascia Trevisan e Federica Albanese Ruffo di Matilde Coltiva per il progetto Selvatica per Natura, ho creato una linea di prodotti da forno realizzati con piante, fiori, semi ed erbe spontanee”.
E a proposito di simboli, Silvia porta avanti anche il progetto Auguralia legato alla ricerca sui pani rituali “un progetto che vorrei approfondire portando nei miei big-cookies sempre più forme e simboli del mondo etrusco, pre-etrusco e non solo, per tornare a veicolare attraverso il cibo importanti messaggi”.
“Per il prossimo futuro – conclude Silvia – vorrei dare impulso a una rete territoriale tra Maremma e Tuscia sempre più strutturata che coinvolga agricoltori, mugnai e giovani che abbiano voglia di avvicinarsi a questo incredibile settore”.