Irene Calamante, special skill: recupero filiere social bakery

Cuore di Pane - Cabella Ligure (AL)
Irene Calamante, special skill: recupero filiere social bakery
Classe1976
Titolare o contitolare?Si
Esperienza nel settore9 anni
Web/social aziendaIG/FB @cuoredipanebio @IreneCalamante
Segni particolariIrriducibile creativa, attenta al benessere della comunità e guidata da una curiosità attiva
Progetti futuriLavorare il più possibile sulla filiera, dedicando un pane a ogni azienda di microfiliera, per raccontare la storia dei grani e della terra da cui vengono
Motto “Il pane è un atto di resistenza, un modo per preservare la biodiversità e le tradizioni del nostro territorio”

Irene Calamante, anima di Cuore di Pane a Cabella Ligure, è una panificatrice che ha posto la valorizzazione della microfiliera, della biodiversità e delle antiche tradizioni al centro della sua attività. La sua passione per il pane nasce dall’infanzia, dalle domeniche passate a cucinare con le donne della sua famiglia. “Il pane è sempre stato un collante, un modo per prenderci cura gli uni degli altri”, spiega Irene. “Quando ho scelto questo lavoro ho pensato che se faceva felice me, poteva fare felice anche qualcun altro”.

La sua formazione è avvenuta principalmente sul campo, attraverso la ricerca, lo studio e la sperimentazione, affiancata dalle donne del luogo e dalle loro ricette tradizionali. 

“La panificazione era un’arte femminile prima di diventare un’attività professionale”, afferma. 

Irene ha scelto di stabilire la sua attività nell’Alto Appennino, dove si è specializzata nella panificazione con lievito naturale, con un focus sulle ricette tradizionali appenniniche, sulla focaccia da forno, sui lievitati artigianali e sulla pasticceria del territorio. “Lavoro esclusivamente con la microfiliera, ricercando mulini a pietra collegati ad aziende che hanno tutto: grano, farina e molino, con regimi naturali o biologici certificati”, spiega. 

Molto attiva nella valorizzazione dei prodotti del territorio e nella promozione della biodiversità, ha istituito nuovamente una festa del pane e dei grani antichi dell’alta Val Borbera: “Ho contribuito a costruire filiere locali come quella del pane grosso di Tortona, e ho lavorato con il Comune per le DECO, denominazioni di origine comunali che utilizzano farina locale e ricette tradizionali”, racconta. Collabora con Slow Food e con una realtà che si occupa di archeologia del cibo, per far rivivere antiche ricette romane, come il Panis Plebeius e il Libum, citato da Catone nel De Agricoltura.

La sua attività è improntata alla sostenibilità ambientale e sociale. “Sono un micropanificio, non faccio sprechi”, afferma. “Vendo solo su ordinazione, uso solo ingredienti che conosco e riutilizzo gli avanzi. Il mio forno non produce emissioni”.

Molto attenta al rapporto con i suoi clienti e con la comunità, ha concepito il suo laboratorio come un forno comunitario, aperto ad attività per persone disabili e a iniziative di social bakery. Tra i riconoscimenti che ha ricevuto, c’è infatti anche il Premio della Colleganza per il progetto Social Bakery ad Arquata Scrivia, un pan caffè che trasforma prodotti locali e diventa un’agorà per il turismo lento.

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