
Classe | 1995 |
Titolare o contitolare? | Si |
Esperienza nel settore | 12 anni |
Web/social azienda | IG: @lagranaiabakery |
Segni particolari | Grande concretezza nelle scelte con una costante ricerca di miglioramento nell’organizzazione del lavoro. Spiccata attenzione al sociale |
Progetti futuri | Utilizzo di farine alternative (riso e legumi). Migliorare l’efficienza produttiva, affinando processi e flussi di lavoro. Apertura di un secondo punto vendita |
Motto | “Credo che la condizione femminile nel mondo del lavoro sia ancora svantaggiata, e per questo cerco di dare alle donne un’opportunità in più nella mia attività” |
Francesca apre La Granaia Bakery nel 2020, dopo circa cinque intensissimi anni di formazione. “Tutto ha inizio con il primo corso di specializzazione in panificazione e pizzeria di Slowfood, al quale sono seguite varie esperienze in diverse realtà italiane, da un forno macrobiotico umbro al forno Calzolari a Bologna, da Marinoni e in seguito da Eataly a Milano, fino all’apertura di un microfono nel Chianti e, infine, la scelta di puntare sulla terra d’origine con un’attività in proprio”. Legame con il territorio che è molto importante per Francesca. “Il limite di questa zona è che non ci sono molti molini diretti – sottolinea Francesca –. Dopo aver molto cercato e provato, oggi collaboro in maniera stretta con Molino Denti, una realtà più industriale, e con l’azienda agricola il Pichello con la quale collaboro per tutto il reparto delle farine particolari”.
Grande attenzione alla sostenibilità ambientale, al riutilizzo delle materie prime, alla corretta gestione degli scarti e delle rimanenze (per esempio con l’adesione a Too Good To Go), attenzione al pack, per esempio quello del panettone, limitato all’essenziale proprio per evitare spechi di carta, e più in generale lavorando con il Km Zero e cercando di ridurre il più possibile l’impatto chilometrico nel trasporto delle materie prime. Anche il tema della sostenibilità sociale gioca un ruolo fondamentale per Francesca. “Non lavoriamo di notte, grazie all’utilizzo di un sistema di rigenerazione – che consente anche di limitare gli sprechi – attacchiamo attorno alle sei del mattino e le ragazze che lavorano con me fanno praticamente orari da ufficio. È un sistema migliorabile, ma ci stiamo lavorando”, sottolinea Francesca – e questo è un aspetto molto importante del suo lavoro.
“Credo che la condizione femminile nel mondo del lavoro sia ancora svantaggiata, e per questo cerco di dare alle donne un’opportunità in più nella mia attività”. Sempre in quest’ottica l’inserimento dello staff di ragazze con storie difficili alle spalle, provenienti da realtà di sostegno sociale presenti sul territorio reggiano come la Dimora di Abramo che si occupa di promuovere l’integrazione dei migranti. “Mi considero parte di un grande movimento che vede crescere la presenza femminile nella bakery, un tassello di un quadro che sta prendendo forma in modo sempre più evidente”, conclude Francesca.